Il Nuvolau

Sembra di essere nel centro esatto delle Dolomiti, orizzonti vastissimi a 360°, un mare di montagne! E che montagne!

Una facile passeggiata sulle Dolomiti ampezzane.


E’ abitudine quando siamo quassù di prenderci i nostri tempi, quelli giusti, va bene la montagna, le Dolomiti, aver voglia di vedere il più possibile ma cerchiamo di non farci prendere per non esplodere subito e per riuscire a gustarci ogni momento; ad una escursione impegnativa ne intervalliamo una facile, oppure anche una giornata di riposo. Quindi al Lagazuoi di ieri, se pur modesta escursione in termini di dispendio di energie, oggi segue il Nuvolau, uno splendido costone obliquo che ci aveva incuriosito tre anni fa quando in una invernale ciasplammo intorno alle Cinque Torri. Di riposo doveva essere e così è stata, al rifugio Scoiattoli ci siamo saliti in seggiovia, una comoda e breve tratta che si prende dal rifugio Bain de Dones poco discosto dalla provinciale che scende dal passo Falzarego verso Cortina. Dallo Scoiattoli al Nuvolau sono appena due chilometri e mezzo e solo 320 mt di dislivello, una ampia sterrata fino alla Forcella Nuvolau e poi un costone obliquo su facile roccia per meno di un chilometro fino ai 2256 mt del rifugio che poi coincide con la vetta. L’escursione, almeno da dove l’abbiamo presa noi, è banale, poco più di una passeggiata e anche molto frequentata, come si può facilmente immaginare, ma si svolge interamente in un ambiente di rara suggestione e sempre molto panoramico. Le Cinque Torri sono lì accanto, dal rifugio Scoiattoli sembra di toccarle, se si allunga lo sguardo verso Ovest le Cime del Lago con l’annesso Lastoi de Formin formano un complesso dai profili insoliti e contrastanti, un susseguirsi di guglie le prime, un enorme piano inclinato, un “lastrone” appunto il secondo, insieme fanno parte dello stesso gruppo montuoso, poco più a nord spiccano nella foschia il Sorapis ed il Cristallo; Le Tofane, le meravigliose Tofane sono di fronte al rifugio, dalla parte opposta della valle, monolitiche e imperiose sono le montagne “vere”, quelle senza fronzoli, pareti a perdita d’occhio, ripide, altissime con avvicinamenti sempre molto importanti, a sinistra delle Tofane chiude la lunga cordigliera il Lagazuoi. Prendiamo a salire lentamente, mi faccio anche oggi rapinare l’attenzione dalle svariate fioriture d’altura, l’Averau, a destra della sella è il monolite trapezoidale che dominava con la sua geometricità il sentiero Kaiserjager di ieri, da questa prospettiva ha una forma meno regolare, un cono tronco, in basso dominato da ripidissime pareti che terminano su un piano inclinato ghiaioso che sale fin sulla vetta della montagna, fino in cima ci si sale con una facile ferrata. Sull’ampia strada ghiaiosa, senza fretta e distratti continuamente dal panorama sontuoso e dalle fioriture saliamo lentamente fino alla forcella da dove si aprono orizzonti ancora più vasti fino alla Marmolada e fino al gruppo del Sella, sotto ripidi, solcati da meravigliosi sentieri tipicamente dolomitici, scendono verdissimi pratoni vino ai tornanti del passo Giau. Non si sa più dove guardare, ora si è letteralmente accerchiati dalle Dolomiti e rimane ancora da salire il lungo scivolo fino alla cima del Nuvolau, la sensazione è quella che raggiungeremo un altro balcone panoramicissimo. Come sempre mi attardo, ogni fiore, ogni piantina di fiori sembra una composizione costruita da mani sapienti, negli anfratti della roccia superano gli inverni e oggi in estate si esaltano in una commistione che sa di natura alpestre, Marina è sempre davanti col suo passo costante, intorno c’è così tanto bello che non facciamo caso alla processione che abbiamo intorno, raggiungiamo il rifugio, Marina ovviamente è davanti e mi sollecita sorpresa dai panorami che si aprono. Inutile ricominciare la nenia dei nomi, verso Sud Est spiccano rispetto a pochi momenti prima il Pelmo, inconfondibile con la sua forma unica e la piramide dell’Antelao, lontane nella foschia, bisogna crederci quasi che siano loro, le Pale di San Martino. Il rifugio è appollaiato esattamente in vetta, al limite del baratro, la cresta continua e scende altrettanto ripida con un sentiero attrezzato molto frequentato, credo facile, un primo tratto attrezzato fino alla sella sottostante poi ancora un secondo tratto attrezzato ad aggirare la Ra Gusela, un torrione roccioso prominente sopra il passo Giau, fino a scendere sul passo stesso; a pensarla da quassù la salita dal passo potrebbe costituire un bell’anello per le nostre prossime esperienze. Si dice sempre che il panorama è all’altezza delle aspettative ma questa volta è tutto molto vero perchè a parte il rifugio non c’è nulla che ostacola lo sguardo, un bel 360° non ce lo toglie nessuno. Sole caldo, venticello piacevole, non è difficile condividere la voglia di fermarsi a mangiare qualcosa per gustarsi con la dovuta calma gli immensi orizzonti che avevamo tutto attorno; rimarremo in vetta per più di due ore, fuggite come fossero un solo sospiro, Ho capito davvero che non importa dove vai, importa di essere sulle Dolomiti, ogni escursione, ogni passeggiata sa regalarti momenti suggestivi ed esaltanti, sono montagne magiche ma non credo ci sia bisogno di insistere su questo concetto universale, si faccia avanti chi la pensa in maniera diversa. La discesa è presso che per la stessa via dell’andata, tagliamo su un sentiero laterale la lunga cresta obliqua e in poco tempo raggiungiamo il rifugio Scoiattoli, una sosta per gustarci le Cinque Torri ma c’era troppa gente, siamo scesi subito per preparare al meglio la lunga escursione di domani. E domani per palcoscenico avremo finalmente le Odle, le isolate Odle, le sconosciute Odle, non vedo l’ora.