Un lungo anello sui Monti della Duchessa

Dalla Val di Fua al lago della Duchessa e Murolungo e ritorno per la Val di Teve


Attorno al Lago della Duchessa si sviluppa un complesso montuoso particolarmente interessante sia per le numerose cime che per le vallate e gli altopiani un pò isolati e selvaggi nonchè, ovviamente, proprio per il Lago della Duchessa che si trova ad alta quota, adagiato in una bellissima ampia vallata tanto da essere quasi sempre visibile dalle cime circostanti. Tra le tante escursioni possibili in questo territorio l’anello che parte ed arriva al borgo di Cartore, salendo al lago per la irta Valle di Fua e scendendo dal versante opposto lungo la Valle di Teve, è forse uno dei più completi: abbastanza lungo ed attraverso ambienti molto vari, consente di prendere una buona familiarità con queste montagne. Se poi si ha voglia e tempo a sufficienza vale la pena salire su alcune delle cime che sovrastano il lago per poterne ammirare dall’alto la forma ed i colori. Il piccolo specchio d’acqua è molto bello e suggestivo un pò in tutte le stagioni anche se in primavera, subito dopo il disgelo, dà il meglio di sé grazie al discreto livello dell’acqua che ancora si mantiene cristallina prima di divenire la meta delle centinaia di animali al pascolo che in estate lo prendono d’assalto per bere e refrigerarsi trasformandolo più che altro in un pantano. Base di partenza dell’escursione è il borgo di Cartore, raggiungibile in breve dall’uscita autostradale di Valle del Salto; il piccolo abitato situato in un pianoro molto bello è stato di recente interessato da un progetto di recupero che ha trasformato i vecchi edifici in pietra abbandonati in graziose residenze (“I Casali di Cartore”) in cui poter trascorrere anche una breve vacanza in mezzo alla natura. Le indicazioni escursionistiche non mancano, specie nella parte iniziale del percorso, e poco dopo aver imboccato la sterrata della forestale che sale anch’essa fino alla piano del lago si prende il sentiero 2B sulla sinistra (cartelli del Parco) che si inerpica nella stretta Val di Fua. La salita nella stretta forra della Val di Fua è molto suggestiva: si procede lungo un sentiero a strette svolte tra pareti rocciose ed immersi in una bosco intricato dove anche a mezzodì filtra a stento la luce del sole. In poco tempo si guadagnano alcune centinaia di metri di quota sino a raggiungere un paio di passaggi su cengie intagliate nella roccia dove qualche mancorrente è di aiuto per chi ha il passo meno sicuro; superato il breve tratto attrezzato si torna su sentiero sterrato comunque sempre abbastanza ripido. Passati alcuni gradoni in legno che aiutano a superare un tratto con più elevata pendenza si entra nel Vallone del Cieco che va progressivamente allargandosi e finalmente la luce del sole filtra tra i faggi; il sentiero spiana e si esce dal bosco già in vista del primo rifugio. Erano più di due anni che non tornavo da queste parti e mi è sembrato che sia il primo rifugio che anche gli altri abbiano avuto delle migliorie, tetti rifatti qualche infisso .. in questa mattinata di aria fresca e di sole con i prati verdissimi e lingue di neve tutt’attorno si ha una bellissima sensazione di vero alpeggio in alta quota e verrebbe voglia di potersi fermare almeno per una notte da trascorrere a lume di candela dentro ad uno di questi piccoli rifugi. Dai rifugi al lago si prosegue in leggera salita tra una miriade di bucaneve che conquistano il terreno a mano a mano che la neve si ritira e poi, d’improvviso, superata una collinetta appare finalmente lo specchio d’acqua!! Certo sorprende un pò trovare un laghetto a questa più che rispettabile altitudine in un territorio dove non scorre acqua se non al disgelo e le sorgenti si possono contare sulle dita di una mano: decisamente queste acque cristalline invitano oggi ad una lunga sosta di contemplazione!! Volendo la traversata potrebbe proseguire lungo il tracciato (sentiero 2A) che attraversa l’ampio vallone rivolto ad ovest e poi a sud, racchiuso tra il Costone e la Cimata di Macchia Triste, salendo fin quasi a duemila metri per poi proseguire giù nella Val di Teve attraverso il Malo Passo. Noi invece decidiamo di salire sulla cima del Murolungo per poter ammirare i panorami che da lassù sono davvero esaltanti … e poi perché l’amico Stefano nell’occasione vorrebbe guadagnare qualche altra vettarella per portarsi avanti nella classifica del Club dei 2000!! Per salire al Murolungo la via normale è quella che attraversa tutta la Valle Fredda (2H sulla carta dei sentieri) sino a raggiungerne la sella sommitale da cui si apre improvvisamente una vista spettacolare sul massiccio del Velino che si trova proprio lì di fronte, grandissimo ed ancora tutto innevato: da questo punto notevole è la vista sul Monte Sevice e sulla vallata sottostante dove si trova il rifugio omonimo. Per raggiungere la vetta si piega nettamente verso est e si attraversa un pianoro che conduce sino alla base dei contrafforti rocciosi da cui ha inizio la cresta sommitale; si prosegue per tracce di sentiero poco battuto (fino al lago arrivano in molti ma quassù non passa di certo molta gente!) e se si vuole ci si può portare con un poco di attenzione proprio sul filo di cresta per ammirare il panorama e gli impressionanti strapiombi sottostanti. L’arrivo alla croce di vetta è come sempre molto gratificante e nel caso del Murolungo la sensazione di altitudine è ancor più forte, trattandosi della cima più elevata nella zona da cui il panorama spazia senza ostacoli verso ogni direzione. Da lassù, nemmeno a dirlo, la vista sul lago color verde smeraldo è unica!! Siccome è presto decidiamo di allungare un pò l’escursione per toccare anche la altre cime secondarie attorno al Murolungo e così ci avviamo lungo il pendio che scende alla selletta sotto alla Cima dello Iaccio dei Montoni da cui ci si trova proprio di rimpetto al Monte Rozza dove questo letteralmente precipita centinaia di metri più in baso nella Val di Teve. Ecco, in questa seconda parte dell’escursione proprio la Val di Teve domina la scena: dapprima prima vista in tutta la sua grandezza ed armoniosa conformazione dall’alto e poi attraversata sul fondo, nel bosco stretti tra immani pareti a strapiombo. La Cima dello Iaccio di per sé non è molto significativa mentre abbastanza piacevole e l’attraversamento del valloncello sottostante - lo Iaccio appunto - da cui si ha una bella prospettiva della testata della valle, il “Capo di Teve”. Tornati sui nostri passi riscendiamo nella Valle Fredda e poi attacchiamo il fianco ovest della Cimata di Macchia Triste sulla cui vetta si sale in poco tempo: anche da questa cima “minore” si ha un panorama molto interessante che invita ad una lunga sosta. Per tornare ad intercettare il sentiero 2A che corre nel fondo della valle sotto alle Solagne del Lago è consigliabile percorrere un tratto della cresta nord della Cimata sino a raggiungere un grosso ometto ben visibile a quota 2.050 da cui poi è facile scendere a vista nella vallata fino a riprendere il sentiero (da evitare invece il versante est della Cimata che è molto scosceso e presenta salti rocciosi che non si vedono dall’alto). Ripreso il sentiero non resta che scendere verso il Malo Passo, un intaglio nella roccia da cui si gode una vista unica sull’intera Valle di Teve con la sua caratteristica forma ad “arco” dovuta alla lavorazione del braccio occidentale del ghiacciaio che scendeva dal Velino nella notte dei tempi; dalla parte opposta, girata verso est e poi a sud si trova la gemella Valle Majelama, anch’essa grandiosa profondamente incisa com’è tra montagne altissime. Dal Malo Passo il sentiero scende ripido ed un pò sconnesso sino a raggiungere in breve il prato di fondovalle dove si intercetta l’ampia mulattiera che sale dalla piana di Cartore. Da quel punto (masso con riportate le indicazioni sentieristiche del GEV) non rimane che una lunga discesa nella vallata, dapprima ampia e poi sempre più stretta tra la parete del Monte Rozza da un lato l’altissima bastionata del Murolungo dall’altra (ed è proprio da questo paretone lungo alcuni chilometri ed alto centinaia di metri che deriva appunto il nome della montagna). Dopo alcuni chilometri bruscamente la valle finisce e ci si trova sulla piana di Cartore: ed è a quel punto che voltandosi indietro ci si rende bene conto dell’enorme massa di rocce che incombeva proprio sopra alle nostre teste percorrendo la Val di Teve. Di li a poco compaiono all’orizzonte le casette del borgo che si raggiunge con una rilassante passeggiata attraverso un bellissimo prato. Come detto all’inizio, molte sono le possibilità per visitare e conoscere meglio questo territorio che merita di essere visitato in tutte le stagioni e che conserva molti angoli di natura selvaggia dove il senso di solitudine e di isolamento si fanno ben apprezzare; l’escursione qui proposta è sicuramente l’ideale per visitare il lago ed iniziare a conoscere i Monti della Duchessa nonché, camminando lassù, immaginare e progettare altre escursioni verso cime e vallate altrettanto belle. L’escursione proposta copre una distanza di circa 23 chilometri con un dislivello complessivo in salita di circa 1500 metri.