La più bella della Maiella: Cima delle Murelle.


Cima delle Murelle (2.596 mt) e Monte Acquaviva (2.737 mt e 2.727 mt)
13-14 settembre
Partecipanti Tommaso, Marco e Giorgio

L’idea di fare quest’uscita con pernotto in montagna parte da lontano, quasi una promessa che ci siamo fatta con Tommaso una sera di luglio passeggiando nelle viuzze del bel centro storico di Vasto .. da quella sera un pò di tempo è passato sino ad individuare finalmente un paio di giorni giusti. Solo qualche telefonata nei giorni precedenti per stabilire che si sarebbe bivaccato al Fusco e per fare il punto su chi porta che cosa; dalla pianificazione gastronomica è uscito fuori un pò di ogni: caffè e the, tisane e vino, dolci e panini .. insomma di tutto saremmo potuti morire meno che di fame e di sete!
Il meteo prometteva il bello stabile e quindi ci siamo avviati pieni di grandi aspettative e con gli zaini belli pesanti verso questa nuova mini-avventura, appuntamento alle quattro del pomeriggio al piazzale della Maielletta.
Mano a mano che il massiccio della Maiella si avvicinava qualche cosa però nel meteo stava dando dei primi segnali non proprio rassicuranti; contrariamente alle previsioni grosse nuvole apparivano ben ancorate sugli altopiani alle quote più alte, nascondendo alla vista le sagome delle vette ed in effetti una volta raggiunto il piazzale del rifugio Pomilio ci siamo trovati immersi in una nebbia fitta ed aria decisamente fresca .. insomma nel volgere dei pochi chilometri che separano Passo Lanciano dalla Maielletta è stato come aver varcato una porta del tempo lasciandoci alle spalle l’estate ed entrando di colpo nell’autunno!
A prepararci nel piazzale ci siamo solo noi tre (d’altro canto con quel tempo?!) e ciò non di meno facciamo abbastanza rumore, festanti come siamo nel rivederci dopo tanto tempo e nulla importa se c’è nebbia, anzi un assaggio di mezza stagione ci starà proprio bene! L’avvio è lungo il tratto asfaltato sino alla piccola cappella con la Madonnina da dove imbocchiamo il sentiero che sulla desta inizia ad aggirare ad ovest il Blockhaus; l’atmosfera è molto bella, aria fresca carica di umidità e la nebbia che ammanta la fitta distesa di pini mughi all’interno dei quale si snoda il sentiero.
Lungo il tratto che precede la piccola sella dopo il monte Cavallo (dove si trova la fontanina, utile per un eventuale rifornimento d’acqua) ogni tanto le nuvole si aprono e lasciano intravedere le cime che ci attendono per l’indomani, in particolare la Cima delle Murelle appare e scompare come pure l’enorme monolito di roccia avamposto settentrionale del monte Focalone.
Giunti alla sella avevamo in programma di arrivare al bivacco Fusco percorrendo il sentiero che si imbocca sulla sinistra proprio di fronte alla fontanella; avevamo infatti letto che lungo quel tratto di sentiero si hanno degli affacci molto scenografici verso le Murelle ed è caratterizzato da alcuni tratti piuttosto aerei con qualche passaggio attrezzato di cavi e catene; inoltre avremmo dovuto individuare il punto da cui intercettare la traccia della così detta “via dell’aeroplano” con l’idea di riprenderla l’indomani per salire alle Murelle dalla cresta orientale. La situazione meteo di scarsissima visibilità ci ha però sconsigliato di intraprendere una via che nessuno di noi tre conosceva, oltretutto sapendo della presenza di qualche passaggio forse un pò più impegnativo; inoltre un cartello dell’ente parco diffidava a percorrere quel sentiero (sino a fine ottobre 2013) per via di alcune iniziative in corso legate al ripopolamento/cattura dei camosci.
Insomma i segnali mandati dal fato ci sono sembrati sufficientemente chiari e così si è deciso di proseguire per il sentiero tradizionale che con qualche rampa in ripida salita e un lungo traverso ad est giunge sino alla selletta dove era ad attenderci il piccolo ricovero di metallo colorato di giallo.
Lungo la salita, alle nostre spalle, il sole nel frattempo era tramontato con bellissimi giochi di colori proiettati sule nubi ormai al di sotto della nostra quota; all’orizzonte, molto distanti, alcuni camosci ci osservavano con circospezione.
Arriviamo al Fusco con le ultime luci del giorno, giusto in tempo per qualche foto e siamo subito all’interno per mettere un minimo di ordine, perché ce n’era proprio bisogno; in effetti non si capisce per quale ragione delle persone che fanno un bel pò di strada e faticano non poco per arrivare sin lì, abbiano poi tutta questa voglia di lasciare avanzi e rifiuti vari oppure scrivere sulle pareti, incidere le proprie iniziali sul tavolino o ancora rompere qualche cosa e così via.
Prese le misure nel piccolo ricovero e stabilito ciascuno quello che sarebbe stato il proprio giaciglio sono partiti i preparativi della cena improntati alla piena socializzazione, nel senso che abbiamo disposto sul tavolo i rispettivi campionari dopo di che abbiamo dato fondo alle vivande, il tutto rigorosamente al lume di candela! Terminato il passatempo della cena e avendo la chiara percezione che non avevamo null’altro da fare per passare il tempo è balenata una domanda dal profondo senso esistenziale: ma noi tre lassù, lontani da tutto e al freddo, al buio, scomodamente appollaiati su di una panchetta .. ma che accidenti ci stavamo a fare? Invece di trovarci, magari, in un comodo ristorantino serviti e riveriti o sbragati su un divanetto in qualche chalet del lungomare di Pescara a spizzicare qualche tapas!
Dopo una breve discettazione su quanto bello fosse stare lassù e, per contro, quanto banale fosse stare immersi nella civiltà a quell’ora, non abbiamo trovato un punto di sintesi del tutto convincente sulla questione ma l’espressione dei nostri volti appena illuminati dalle candele era comunque abbastanza eloquente: siamo montanari dentro e quindi stò strazio lo rifaremmo chissà quante altre volte se ne avremo la possibilità!!
Caricati da tanto autoconvincimento ci siamo infilati nei sacchi a pelo, abbiamo spento le luci dopo di che “il suono di una mano” è calato su di noi (citazione Zen evocativa del silenzio assoluto). A parte qualche folata di vento che rumoreggiava fuori, la notte al bivacco è passata tranquilla sino al suono della sveglia che puntuale annunciava l’imminenza dell’alba, spettacolo assolutamente da non perdere; usciti dal torpore e dagli acciacchi inflitti dei tavolacci abbiamo iniziato a trafficare per la colazione ed è spuntata fuori la caffettiera di Tommaso - diligentemente pre-caricata da casa - e che ha prodotto un ottimo caffè grazie anche alla maestria del nostro che ora dosava la fiamma, ora alternava repentini raffreddamenti dello strumento .. insomma un rituale che mai avrei immaginato ma che comunque ha dato i suoi buoni risultati! In tutto ciò il sole è salito rapidamente fuori dal mare coprendo di un rosso mantello tutt’intorno; i colori delle prime luci del mattino a quelle quote sono formidabili e cambiano rapidamente, a vista d’occhio, ogni istante che il sole sale ancora un pò più in alto sull’orizzonte.
Di buon’ora e con un pizzico di nostalgia abbiamo lasciato il Fusco per addentrarci nel vallone sottostante sino alla base dell’imponente e roccioso versante nord delle Murelle dove abbiamo intercettato la traccia che sale diretta alla croce di vetta: prima un traverso ad est e poi dritti verso l’alto tra sfasciumi, crode e torrioni di rocce.  Salendo abbiamo anche potuto osservare il tracciato che avremmo voluto percorrere il pomeriggio precedente e che in effetti si intuiva essere assai bello, esposto e grandemente panoramico; vabbè, ci siamo detti, torneremo da quelle parti per inanellare anche quel tratto così unico di montagna.
La salita alla cime delle Murelle per questa via diretta è molto interessante ed ha la caratteristica di essere disseminata di fossili di ogni genere che emergono un pò dovunque dagli sfasciumi o sono profondamente impressi nelle rocce; via via che si sale il panorama si apre sempre di più sino a che, improvvisamente, ci si trova di fronte alla croce di vetta con dietro, a fare da cornice, l’immensa mole dell’Acquaviva.
La Cima delle Murelle merita una lunga sosta per la quantità dei territori che si possono studiare all’intorno, primo tra tutti la montagna d’Ugni ed il Martellese che essendo ad una quota significativamente più bassa si possono osservare da un punto di vista privilegiato dando così realtà alle cartine geografiche; anche le due creste ovest ed est delle Murelle, così lunghe e così diverse tra loro, sono molto interessanti.
La foto di rito è stata questa volta ricca di significato dal momento che ha rappresentato la 100ma vetta su cui è salito Marco, che per l’occasione aveva anche preparato un simpatico poster che giocava sui numeri recitando “duemila per cento appenninista”. E già, il nostro buon Marco che sta anche mettendo le basi per diventare un quattromila metrista!!
Con un pò di rammarico dobbiamo andare e così dalla cima abbiamo preso in direzione del così detto “anfiteatro”, lunga e ardita bastionata rocciosa che scende in verticale sul versante settentrionale ed è percorribile lungo un tracciato aereo non difficile ma che comunque richiede attenzione in alcuni tratti; sul versante opposto invece la montagna scende più dolcemente verso il fondo della Valle Forcone chiusa appunto tra le Murelle e l’Acquaviva.
L’obiettivo successivo dell’escursione era l’Acquaviva, cima inesplorata per Tommaso e me, che abbiamo raggiunto risalendo l’alta Valle del Forcone fino a portarci sotto la sella che separa le due cime di questa dorsale.
Dalla sella arrivare alla croce dell’Acquaviva ci vuole poco tempo, un tratto praticamente pianeggiante tra infiniti sfasciumi di pietre di ogni forma e dimensione: eccolo, è questo il terreno caratteristico degli altopiani della Maiella, privi di ogni vegetazione, selvaggi, battuti dai venti ed arsi dal sole!
La cima dell’Acquaviva in sè non è proprio una cima ma piuttosto un vasto pianoro con al centro una grande croce ed un piccolissimo ricovero tirato su a mò di muretto a secco; qui dopo un pò gli oltre 2.700 metri di quota si sentono tutti, e non è solo suggestione ma aria davvero leggera. Visto che è presto ci fermiamo a lungo per memorizzare la montagne all’intorno: vero che ci resteranno le fotografie, ma il mix degli elementi dove siamo immersi e delle sensazioni, quel mix ce lo dobbiamo ricordare a mente … e questo probabilmente fa la differenza tra l’esserci stati ed il sentirselo raccontare.
Dopo una lunga sosta sull’Acquaviva ci avviamo verso il lungo tragitto del ritorno e mentre iniziamo a percorrere l’ampio pianoro che porta verso il Focalone a distanza già compaiono i primi gruppetti di escursionisti che in fila indiana arrancano dal bivacco Fusco alla volta di questa che è la “porta” di accesso più frequentata verso questa parte della Maiella; dopo un bel pò di ore trascorse in splendido isolamento incrociamo altre persone con cui scambiare i saluti e qualcuno ci chiede da dove veniamo, visto che stiamo andando evidentemente “contromano” per quell’ora del mattino.
Pienamente appagati per quanto fatto e visto ci fermiamo per uno spuntino accomodandoci sui prati radi che fiancheggiano il sentiero che scende verso il bivacco Fusco, ora decisamente affollato.
Anche se il ritorno da quel punto ha luogo sugli stessi passi dell’andata, vuoi per il diverso momento della giornata vuoi perché il cielo è limpido e sereno, è un pò come scoprire scorci nuovi che il giorno prima erano rimasti celati tra le nuvole e nelle nebbie e così anche gli ultimi chilometri scorrono via leggeri e divertenti … ed immancabilmente spesi a far progetti per il futuro!