Cima Giovanni Paolo II (2.425), Cima delle Malecoste (2.444) e Pizzo Cefalone (2.533)


Ci troviamo al Piazzale di Campo Imperatore di buon mattino dove ad attenderci c’è Tommaso trionfante dopo una notte appena trascorsa a rimirar le stelle, notte che peraltro ha fatto seguito alla sua prima salita alla vetta occidentale del Corno Grande; insomma il nostro amico si è dato proprio un bel programma e Giacomo ed io siamo ben lieti di assecondarlo in questa seconda giornata. Ci avviamo al sentiero che va verso il Valico della Portella in un clima piuttosto fresco per questa stagione, ma con un cielo limpidissimo attraversato dai raggi radenti del sole che disegnano netti contrasti sul paesaggio circostante. Il primo tratto è quasi pianeggiante e scorre via con ampissimi panorami verso sud e nelle giornate di aria tersa si possono ammirare in tutta la loro grandezza il Sirente ed il gruppo del Velino; anche l’Ocre non sfigura sebbene sia meno altro e roccioso. Giunti al valico della Portella il panorama si apre anche verso nord proprio di fronte alla mole imponente dell’Intermesoli sul quale abbiamo avuto la fortuna di salire giusto una settimana fa; arrivare in questo punto e scoprire d’improvviso un così ampio ampio insieme di cime altissime dà sempre emozioni forti e anche oggi ci concediamo una prima lunga sosta per memorizzare quest’insieme di luci e di colori. La marcia riprende lungo quello che può considerarsi il tratto più bello del sentiero che va al Pizzo Cefalone: si prende un pò di quota su tratti incisi nella roccia, con passaggi aerei, mentre ad od ogni svolta si va scoprendo la base del Pizzo fatta di imponenti bastioni di roccia perfettamente levigata. Ad un certo punto il tracciato scorre quasi sospeso tra una imponente parete verticale da un lato e dall’altro impressionanti scivoli che si tuffano verso valle senza quasi riuscire a vederne la fine. Superato un ultimo breve tratto in piano il sentiero ruota decisamente verso nord ed inizia a salire in ripide svolte all’interno di un ampio canalone sino a raggiungere un piccolo terrazzo tra rocce dove è l’inizio del tratto che porta alla Cima Giovanni Paolo II (freccia su un masso con indicazione “alla croce”). Il tratto di cresta da percorrere fino alla croce, obiettivo sempre ben visibile, richiede una certa attenzione non tanto perché vi siano difficoltà tecniche quanto per l’esposizione che richiede concentrazione ed un passo sicuro; il percorso da seguire rimane comunque abbastanza intuitivo e a fare da guida sono presenti alcuni piccoli ometti e segni di vernice che contribuiscono a non deviare con il rischio di trovarsi in punti più scomodi e sdrucciolevoli. Una volta sotto la cima non restano che pochi passi di facile arrampicata per poi infilarsi sotto ad un masso da cui si esce proprio di fronte alla croce di vetta; lo spazio a disposizione sulla cima di questo gendarme (non si tratta infatti di una vera e propria cima che emerge dalla linea di cresta quanto piuttosto di un grosso roccione) non è molto ma vale sicuramente la pena trovare un posticino e sedersi per ammirare lungamente il panorama. Dopo questo tratto l’escursione è ripresa sul comodo tracciato che segue la linea della cresta ampia ed erbosa sino ad arrivare con qualche modesto sali-scendi a quota 2.444, il tutto avendo percorso poco più di sette chilometri. Per me questa escursione era tutt’altro che una novità (ciò non di meno rimane sempre molto bella) mentre per i miei amici è stata una vera e propria rivelazione: l’alternanza dei tratti di comodo sentiero con i passaggi più impegnativi per la Cima Giovanni Paolo II, il tutto unito ai grandiosi panorami a tutto tondo che si susseguono con continuità, devono aver toccato profondamente il loro animo di montanari tanto che per un bel pò non han fatto altro che cantare le lodi di un così bel percorso … i salmi sono però poi bruscamente terminati a seguito dell’improvvisa fuoriuscita dei panini dagli zaini?! Dopo una lunga sosta sulla Cima delle Malecoste con annesso ripasso collettivo di tutte le cime e le vallate visibili da quel punto (operazione che ha richiesto del tempo visto che non sono affatto poche), ci siamo avviati per il ritorno rimirando il Pizzo Cefalone, l’ultima vetta che ci rimaneva ancora da toccare secondo il programma stilato da Tommaso. Una volta arrivati alla Cima Giovanni Paolo II abbiamo constatato la presenza di qualche folata di vento, non molto forte invero ma tale comunque da richiedere un supplemento di attenzione per l’attraversamento di quel tratto di cresta. Tornati alla base del Pizzo Cefalone abbiamo intrapreso la facile arrampicata (basta seguire i bolli giallo-rossi) che in pochi minuti porta all’ampia vetta, anch’essa molto panoramica anche in considerazione della importante quota del Pizzo; particolarmente bella è la cresta che scende verso nord sino alla Sella dei Grilli, nonché ovviamente il colpo d’occhio su Campo Pericoli ed i sovrastanti Corno Piccolo e Grande. Per il ritorno abbiamo optato per la medesima via dell’andata, più sbrigativa che non il periplo attraverso la cresta nord del Cefalone e l’anfiteatro est dello stesso, e così in breve siamo tornati al punto di partenza felici e contenti! Ci siamo lasciati con la promessa solenne di ritrovarci presto da qualche altra parte … forse sulla Majella che tanto vagheggiamo da tempo! L’escursione descritta si svolge lungo il sentiero che va da Campo Imperatore al Pizzo Cefalone per il Passo del Lupo ed il Valico della Portella; il tratto per la cima Giovanni Paolo fino alla cima delle Malecoste è marcato da ometti e qualche segno di vernice blu nel tratto di cresta più impegnativo. Lo sviluppo dell’escursione è di circa 16 chilometri con un dislivello complessivo di 800 metri.

Partecipanti: Tommaso, Giacomo e Giorgio