Le Malecoste: la grande muraglia del Gran Sasso.

La cresta delle Malecoste è un interessante susseguirsi di cime appena accennate tutte sopra il filo dei 2.400 metri su cui scorre un comodo sentiero da cui si aprono ampi orizzonti verso le maggiori cime del Gran Sasso occidentale e centrale.
Vista dal versante aquilano Malecoste appare come altissimo bastione - ed in effetti si eleva quasi in verticale per oltre 1500 metri al di sopra della piana che si percorre in autostrada - ed è normale, con il naso volto all’insù, porsi l’interrogativo su cosa ci sia dall’altra parte e di come da quel balcone appaia la piana  dell’Aquila e tutti i monti circostanti; insomma viene proprio voglia di percorrerla quella lunga cresta che parte dal Cefalone per poi precipitare improvvisa ad occidente nella omonima sella.
C’ero già stato una volta anni fa ma il tempo cambiò non appena lasciato Campo Imperatore e non ebbi modo di vedere nulla oltre a tantissima nebbia, tanto che l’arrivo sulla cima delle Malecoste me lo segnalò il GPS! E allora ho voluto provare di nuovo e questa volta sono stato più fortunato.
L’itinerario si sviluppa su sentieri ben formati ed anche con una discreta frequentazione, almeno fino alla base del Cefalone che costituisce una meta ambita, sia perché vicina a Campo Imperatore sia perché di soddisfazione per la breve e facile arrampicata che porta in vetta. 
Il bello dell’escursione arriva però subito dopo, quando da un terrazzino guardi la croce di Cima Wojtyla e ti chiedi come diavolo farai ad arrivarci! Quando ci sono stato immerso nella nebbia non mi feci tante domande e, forse proprio perché non mi rendevo conto del contorni del luogo, mi limitai a seguire senza tanto trasporto emotivo la traccia e qualche sbaffo di vernice blu qua e la, nonché i chiodi piantati nei punti appena più critici per assicurare i così detti “meno esperti” (che poi sarebbero quelli più prudenti e che proprio per questo non hanno bisogno dei chiodi e non rischiano mai un bel nulla!).
Ora invece, con il cielo limpidissimo, la traversata sulla roccia appare nella sua giusta dimensione: per superare quelle poche centinaia di metri di cresta non sono richieste particolari capacità tecniche ma solamente molta, molta attenzione a dove si mettono i piedi perché in alcuni tratti l’esposizione effettivamente c’è e non è poca.
Poi progredendo si acquisisce sicurezza, la tensione si allenta e ad un certo punto, quando meno te lo aspetti, alzi lo sguardo e vedi la croce vicinissima, solo qualche metro più in alto; incredibile, ti volti e guardi cosa hai lasciato alle spalle: sembrava cosa impossibile da farsi ed invece è stato tutto sommato facile ed emozionante.
Vale sicuramente la pena accomodarsi sul masso a ridosso della croce per godere in tutta tranquillità dell’immenso panorama sulla vallata aquilana.
Il resto della camminata si svolge su un ampio crestone erboso con lievi sali-scendi dove si può tranquillamente inserire il ‘pilota automatico’ cioè camminare e distrarsi al tempo stesso per ammirare la progressione delle cime che si trovano a nord intervallate dalle ampie e tormentate vallate che si riversano nel versante teramano: i due Corni, l’Intermesoli ed il Corvo che alla fine risulta così vicino tanto da distinguere nettamente la croce di vetta.
Mentre guardo tutto questo non mi basta più essere dove sono e vorrei trovarmi in ogni dove, vedere le cose da diverse prospettive per mettere finalmente assieme in un’unica grande mappa mentale i pezzi del mosaico che nel tempo ho messo via con passione e fatica, escursione dopo escursione!
La Cima delle Malecoste arriva in men che non si dica e anche qui merita fare una lunga sosta essendo un punto di osservazione davvero privilegiato, in particolare sulla poderosa cresta rocciosa che scende verso la forchetta Falasca e che prima o poi andremo a cavalcare!
Purtroppo oggi niente camosci anche se avevo letto che in quest’angolo un pò selvaggio e assai poco frequentato del Gran Sasso gli animali amano ritrovarsi spesso… pazienza, sarà per la prossima volta.