Nel cuore dei monti Marsicani


Una giornata di fine autunno sui monti del parco nazionale d’Abruzzo L’appuntamento è all’alba, un “Buongiorno” appena pronunciato, l’invito a Mauro di mettere lo zaino in macchina e di corsa al bar per un caffè. Lascio il motore acceso per lasciar riscaldare l’auto ,non lo faccio mai ma stamattina sento che l’inverno sta per arrivare. La strada buia comincia a scorrere invitandoci a guardare in alto, il cielo si dipinge di rosso, sembra un quadro già visto ma ogni volta è un altro artista a dipingerlo. Non si ha il tempo di commentare questo intenso quanto effimero regalo quotidiano che a nostra insaputa ci investe della sua energia. Ripenso alle ultime notizie scientifiche, pare che i neutrini siano più veloci della luce. Sarà vero? Come stupirci? Ogni giorno il mistero della vita si infittisce spronandoci a scoprirlo, lascio l’arduo compito agli scienziati limitandomi a scoprire le montagne dell’Appennino che seppur misteriose si lasciano violare da chi le rispetta e le ama. Il viaggio continua, il cielo ora apre il sipario a un nuovo giorno, lo spettacolo dovrebbe iniziare con il primo atto ma usciti dall’autostrada il buon Mauro mi suggerisce un bar del paese di Sora dove ci fermiamo per un altro caffè. Mauro accende una sigaretta, il fumo mi ricorda le nuvole, guardo il cielo, non le vedo, è una splendida giornata, non vediamo l’ora di arrivare e per aumentare la potenza alla mia panda a metano decido di passare l’alimentazione a benzina; la nostra non è fretta di arrivare sul posto bensì di lasciarci alle spalle la civiltà, con le sue città, piene di rumori, sostanze chimiche, effetti speciali. Il nostro affrettarci a raggiungere quelle alture, non è che un tentativo di respirare quell’aria primordiale. La sentiamo invadere le nostre narici varcando Forca d’Acero, confine con la valle dove vive il futuro, qui dove c’è ancora traccia del passato i faggi ci accolgono ben allineati in un bosco denudato da un autunno che con inganno gli ha regalato dei colori stupendi ma che li ha poi spogliati del tutto. Mauro che già ha calcato queste vette ,mi indica alcune salite che faremo quest’inverno, guardando, anzi ammirando, già immagino la discesa con gli sci in quel canalone che sbeffeggia la valle, ma torniamo al presente. Il nastro di asfalto nuovo in vista dell’inverno, ci porta al borgo di Opi, aggrappato ad uno sperone di roccia; malgrado i tanti terremoti che ne hanno minato la sua solidità negli anni resiste. Appare come un caposaldo a difesa della val Fondillo e del vitale fiume Sangro. Proprio sotto il borgo di Opi lasciamo l’auto per incamminarci verso i monti quando due cani maremmani decidono senza il nostro consenso di unirsi a questa escursione. Nel linguaggio universale, fatto di sguardi decidiamo in accordo che essendo loro del posto ci faranno da guida. Entusiasti partono guardandosi increduli l’un l’altro mentre accendiamo il gps ?! Durante la salita al monte Calanga, il paese di Opi cattura la nostra attenzione ad ogni pausa di respiro, da questo versante il dislivello si fa sentire ma la nostra forza unita a quella dei nostri amici ci fa andare avanti ricevendo forti emozioni .Una di questa è l’avvistamento per pochi attimi di un bell’esemplare di camoscio, i nostri amici maremmani vogliono giocare con lui cercando di rincorrerlo, invano! Pochi minuti dopo decine di cervi ,forse infastiditi della nostra presenza si allontanano verso il bosco amico. Finalmente arriviamo in vetta alla croce del Calanga! Alcune foto di rito, uno sguardo intenso a cercare laggiù nella valle e sull’orizzonte immagini rese sfocate dalla distanza, poi via di nuovo a salire per giungere poco dopo in vetta al monte Marsicano cima est, la prima neve fa la sua comparsa sul versante nord, incontriamo altri escursionisti che provenendo da un altro versante ci dicono che andranno alla vetta del monte Ninna, sebbene per arrivarci bisogna arrampicare su una cresta che scende ripida e dove è presente della neve. Ci salutiamo e proseguiamo sul monte Forcone, non molto distante, ne contempliamo il panorama, sulla Camosciara, sul Petroso e la splendida cornice dei monti che ci circondano; poi torniamo sui nostri passi per vedere se le condizioni permettono la salita al monte Ninna. Giunti sulla vetta del Monte Marsicano incontriamo uno dei due escursionisti che resta in attesa che ritorni il suo compagno che sta tornando dalla vetta del monte Ninna, decidiamo così di scendere arrampicando su rocce dove la neve non si è posata, dove la neve si è attaccata per restarci a lungo si vedono tracce di camosci; una sembra di un orso, quelle che seguiranno saranno le nostre, e calcheranno il monte Ninna da li a pochi minuti. Non restiamo molto in vetta, quel poco tempo lo dedichiamo all’osservazione che è madre della contemplazione; ci immaginiamo giù nella valle, tra i boschi, magari intorno a un fuoco, senza pensare al domani, vivendo questo momento, ora, soltanto questo momento breve ma intenso. I nostri amici maremmani ci hanno salutato appena hanno saputo che oltre a camminare bisognava arrampicare, così si sono uniti ai due escursionisti guidandoli a valle, ovviamente senza aspettare consensi ma solo compensi. Saliamo arrampicando, cercando tra le rocce e la neve gli appigli scaldati dal sole, alla fine proseguiamo sulla vetta del monte Marsicano, dove un ometto di pietre e bandierine colorate tibetane invitano a pensieri di pace e di preghiera. Finalmente appagati decidiamo dopo aver salito cinque cime ,di tornare a valle, la voglia di andare su altre cime è tanta ma sappiamo che da lì a poche ore sarà buio e calerà il sipario. Lo spettacolo è finito!